A Bologna ci sono individui che sanno generare rumori assordanti senza emettere il minimo suono, che trasformano gli sfigati in eroi senza paura, che con qualche matita, dell’inchiostro e un po’ di fogli bianchi evocano universi inimmaginabili. Persone assolutamente normali, più o meno anonime e riservate, che vanno a fare la spesa come tutti o si ritrovano pressate sull’autobus nelle ore di punta, ma nelle cui menti turbinano milioni di idee: sono gli autori di fumetti della scuola bolognese. Uno dei più famosi, tragicamente scomparso nel 1987, fu Andrea PazPazienza che da San Severo (Foggia) si trasferì a Bologna per frequentare il DAMS. Pompeo, il protagonista di una delle storie più sofferte di Paz, di Bologna disse: “Questa città sembra un congelatore pieno di bistecche”. È davvero così? No, affatto e lo dimostra l’esercito di disegnatori e sceneggiatori bolognesi che ogni giorno producono storie a fumetti pubblicate in tutto il mondo. Tra i padri fondatori della citata scuola bolognese vanno citati Roberto Raviola, in arte Magnus, e Franco “Bonvi” Bonvicini, l’irriverente e iconoclasta creatore delle Sturmtruppene di Cattivik. Il tratto caricaturale di Bonvi si contrappone al realismo di Magnus, che invece ama le ambientazioni noir. Con l’autore milanese Max Bunker (pseudonimo di Luciano Secchi) crea personaggi trasgressivi come Kriminal, Satanik, Dennis Cobb, Gesebele Agente 018. Siamo nella seconda metà degli anni Sessanta e le cinque testate -che ogni mese arrivano puntualmente in edicola- sommergono Magnus di lavoro. Un giorno bussa alla sua porta un giovanissimo disegnatore bolognese, Giovanni Romanini: “Avevo esperienza come intercalatore per i cartoni animati ma volevo diventare fumettista. Magnus visionò il mio portfolio e restò impressionato. Telefonò subito a Secchi e gli disse: ho un bravo disegnatore per le mani, prendiamolo al volo. Magnus è stato il mio maestro, un esploratore instancabile che ha sperimentato nuove strade ripartendo ogni volta da zero”. Dopo l’apprendistato con Magnus, Romanini collabora con i principali editori dell’epoca -Dardo, Casarotto, Barbieri- per poi approdare alla Sergio Bonelli Editore per la quale oggi realizza Martin Mystèresu testi del geniale Alfredo Castelli e del suo staff. Lo studio di Giovanni Romanini ha una grande finestra che si affaccia sugli alberi di un parco. In questa stanza trascorre ore e ore da solo a disegnare ma sarebbe felice di avere frequenti confronti con i numerosi colleghi bolognesi: “Qui in città siamo tanti a fare fumetti, ma non ci incontriamo mai perché non abbiamo un posto per vederci di persona e scambiare pareri o informazioni”. È dello stesso avviso Alessandro Poli, disegnatore di Dylan Doge raffinato copertinista della serie Demiancreata da Pasquale Ruju e pubblicata da Sergio Bonelli Editore: “È meraviglioso creare emozioni in chi legge ma è triste farlo in solitudine. Uno scambio di vedute è salutare e con altri disegnatori bolognesi abbiamo pensato di tirare su uno studio dove ognuno ha un proprio spazio personale ma, all’occorrenza, può confrontarsi con gli altri. Purtroppo non ci siamo ancora riusciti. Uno che ce l’ha fatta è Palumbo”. Il sorridente Giuseppe Palumbo, creatore del personaggio Ramarroche comparve sulle pagine del magazine underground Frigidaire, ha messo in piedi nel pittoresco quartiere del Pratello uno studio che ospita diversi autori: “Non corriamo il rischio di isolarci e, nel frattempo, ognuno si concentra sui propri impegni. Io ho appena terminato di disegnare un mazzo di tarocchi per l’editore torinese Scarabeo, ho chiuso le tavole del nuovo numero speciale di Diabolik e adesso sto lavorando a Salomé, una vicenda ambientata all’epoca dell’imperatore Claudio. La protagonista è una schiava romana che si ritrova a investigare su un omicidio”. La storia gli è stata commissionata dall’editore Humanoides Associates: riuscire ad affermarsi in Francia non è facile, ma Palumbo non è l’unico autore italiano ad esserci riuscito. Il giovanissimo Jacopo Camagni, che ha intrapreso la professione di fumettista a soli 18 anni, ha appena firmato un contratto con un importante editore francese: “È un accordo che prevede la realizzazione di due volumi. Se i lettori reagiranno bene, diventerà una vera serie e io potrò finalmente dedicarmi solo ai fumetti. Al momento, per mantenermi, ho anche un impiego part-time come perito liquidatore per un’agenzia di assicurazioni!”. Andrea Accardiè un disegnatore bolognesi che ha assimilato la lezione di fumettisti gotici americani come Mike Mignola. Anche Andrea, come tutti, passa le sue giornate chino sul tavolo da lavoro ma ha scoperto il modo di fare il fumettista in movimento: “Sai cosa mi appassiona di più del mio mestiere? Il poterlo fare ovunque. Quando mi stufo di stare a casa metto tutto nello zaino, fogli, pennelli e matite, e parto in moto. Mi basta avere una stanza dove sistemarmi per disegnare. La mia fantasia mi segue ovunque”. Bologna è la sede di numerose case editrici di fumetti. Una delle più agguerrite è la Kappa Edizioni. Guidata da Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni, Barbara Rossi e Giovanni Mattioli, nel 2006 la Kappa ha compiuto 10 anni di vita, nel corso dei quali si è specializzata nella pubblicazione di romanzi a fumetti firmati da autori di punta del panorama internazionale, come Will Eisner, Shinichi Hiromoto, Davide Toffolo, Ralph König. Secondo Massimiliano De Giovanni “Esistono difficoltà oggettive, ma le nostre scelte editoriali sono state premiate da risultati confortanti. Quando abbiamo deciso di pubblicare il saggio Eisner/Miller, conversazioni sul fumettoabbiamo avuto richieste molto basse da parte delle librerie. Poi si è sparsa la voce, le copie sono andate esaurite e i riordini sono progressivamente aumentati. Anche la pubblicazione delle opere di Ralph König, un autore tedesco omosessuale che scrive storie ambientate nel mondo gay, ha riscosso un successo inaspettato. Questo perché König non fa un fumetto militante ma racconta delle storie divertenti o dissacranti che tutti possono leggere e capire. Prossimamente pubblicheremo il suo nuovo libro intitolato ‘Lo sposo baci la sposa’, dove ovviamente non ci sono spose perché sono tutti uomini. Una storia così arriva in un momento in cui l’Unione fatica a trovare un accordo sui PACS, e la Chiesa lancia strali e anatemi. König ha l’intelligenza di riportare la situazione ad uno stato di necessità e non di pura ideologia, raccontando aspetti positivi e negativi di un’intera comunità”. Una delle autrici scoperte dalla Kappa Edizioni è Vanna Vinci, nata a Cagliari ma bolognese d’adozione. Al suo attivo ha numerose opere, l’ultima in ordine di tempo è Sofia la ragazza aurea, vicenda nella quale si mescolano alchimia e analisi psicologica: “Nelle storie che scrivo metto in evidenza le relazioni tra gli individui e gli eventi. Mi immedesimo in ogni personaggio, per farlo agire in modo vero e coerente”. Un’altra bolognese acquisita è la scrittrice e disegnatrice Keiko Ichiguchi, nata a Osaka ma residente in Italia da parecchi anni. Keiko realizza da sola (fumetti e articoli) un intero magazine semestrale –pubblicato da Kappa- che si chiama Keiko World. Nel frattempo continua a lavorare con testate giapponesi: “In questo periodo scrivo e disegno Keiko A Bologna. È una serie a fumetti pubblicata sulla rivista giapponese La conversazione italiana cheè collegata ad un programma televisivo della rete NHK. Racconto la mia vita in Italia. Chi legge questi fumetti in Giappone si aspetta di capire gli italiani e di divertirsi. Ci sono persone che adesso comprano la rivista solo per leggere i miei fumetti”. Realtà e immaginazione si inseguono e si alimentano reciprocamente nel lavoro di ogni autore di fumetti. Giorno dopo giorno si affina la capacità di osservare e di tradurre le sensazioni in immagini, ma quando subentra il ‘mestiere’ è fondamentale respingere gli automatismi e riuscire ad avere occhi sempre nuovi. È quello che si esercita a fare Andrea Venturi, disegnatore che sa coniugare il segno classico del fumetto di avventura alle moderne inquadrature cinematografiche. Oggi Andrea fa parte della squadra che realizza Tex e si impegna per mantenere un approccio spontaneo con il proprio lavoro: “Con il passare degli anni lo sguardo diventa sempre più tecnico e smaliziato, osservi una cosa e cerchi la prospettiva, l’elemento di interesse o di disturbo. Io leggo la realtà che mi circonda cercando di recuperare lo sguardo del bambino, la sua ingenuità, il piacere della sorpresa. Per restare più vicino possibile allo spirito di chi legge”. Lucio Filippucciè nato a Bologna ma, negli anni Ottanta, si è trasferito nei boschi dell’Appennino con la moglie Gabriella. Lucio ha un’esperienza trentennale come fumettista, designer, illustratore. A partire dal 1991 inizia a disegnare Martin Mystère sotto la guida di Alfredo Castelli, con il quale è entrato perfettamente in sintonia: “Con Castelli ho scoperto di avere una vena ironica realizzando la mini-serie Il Docteur Mystère, che è stata pubblicata anche all’estero e alla quale sono molto affezionato. Lavorare con lui è stato istruttivo e appagante. In questo periodo sto lavorando ad un Tex ‘gigante’ scritto da Gino D’Antonio. Cimentarsi con una storia di 220 pagine, e impiegare almeno due o tre giorni per realizzare una sola tavola, è come entrare in un mondo parallelo. Immagina di vedere un lungo film sempre al rallentatore: dopo un po’ sei cotto. Da una parte si perde la dimensione della storia, dall’altra ci si immedesima totalmente. Ma è un’esperienza unica: il nostro è un gran bel mestiere”.
La Bologna segreta, quella dei fumettisti che creano ‘mondi paralleli’ chiusi in una stanza, è più viva che mai. Gli autori sono decine e adesso stanno sicuramente scrivendo, disegnando, inchiostrando, colorando a mano o con il computer. Fare fumetti è un’opportunità alla portata di tutti. Basta poco, come diceva il leggendario Paz: “Ma io di cosa ho effettivamente bisogno? Di un foglio e di una matita. E di un temperamatite!”
foto di Alessio Guarino | testi di Maurizio Principato