PARCO PUCCINI BONACCHI ADSI TOSCANA NEWS
Piazza San Firenze 2, 50122 Firenze
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© ALESSIO GUARINO 2021

Con leggerezza antica e coraggio costruttivo Kengo Kuma edifica e distacca dal contesto il negozio di dolci Sunny Hills, innalzandone il marchio sino ai confini dell’esperienza assoluta.

Nel quartiere di Aoyama, a due passi dal celebre edificio di Prada di Herzog & de Meuron, in una delle strade più creative e care di Tokyo si è aperto ad inizio anno un negozio con sala da the a dir poco sorprendente. Il SunnyHills è un sogno di natura pacifica nato per vendere o servire un unico tipo di dolce ripieno di ananas, disponibile in due confezioni da 10 o 20 euro ciascuna. Lo si compra per portarlo a casa o lo si degusta bevendo una tazza di tè aromatico, circondati da materiali naturali come la pietra, il sughero, la carta, il legno ed illuminati dalla luce che filtra magica attraverso il reticolato architettonico. Il progetto pensato da Kengo Kuma per questa piccola oasi spersa tra il cemento e l’asfalto si ispira alla forma di una cesta in bambù ed è realizzato con un sistema di giunture detto “Jiigoku-Gumi,” tipico della tradizionale architettura giapponese in legno,

che consiste nella sovrapposizione di sue strati di listelli mantenuti compatti da un terzo strato. Di solito i due pezzi di legno si congiungono su due dimensioni, ma in questo progetto si innestano a 30 gradi e 3 dimensioni dando vita a una struttura volumetrica che ricorda uan nuvola. Con questa idea la sezione di ogni listello è stata ridotta sino a 60mm×60mm. 

L’edificio è situato all’angolo di due vie residenziali, su di un lotto di 175.69mq di cui occupa un’area di 102.36mq, è distribuito su quattro livelli per una superficie totale calpestabile di 293.00mq. Nel punto massimo raggiunge un’altezza di quasi 10 metri e si apre su un terrazzo dove una panca permette di sostare in plein air. Il piano terra serve da reception, da punto vendita e da filtro tra la strada e le sale superiori. Lo spazio al piano primo è dotato di un grande tavolo formato da tre penisole a cui possono accomodarsi ventuno persone. Lo spazio al piano secondo rivela un ambiente ancora più tranquillo e per certi versi intimo, che può essere prenotato per colloqui e meeting riservati. Ai piani superiori sono situati i bagni, con eleganti lavabi in legno a piano inclinato e detergenti Aesop, e gli spazi privati riuniti in una penthouse di 25mq. L’edificio è servito da un ascensore in grado di movimentare 11 persone. L’insieme sembra destinato a raggiungere due obbiettivi, quello dei progettisti e quello dell’azienda. I primi dichiarano di aver cercato di istituire un’atmosfera soft e sottile, totalmente diversa da quella ottenuta da una comune ‘scatola di cemento’ e si aspettano che nasca una felice ‘reazione chimica’ tra l’architettura e la strada. SunnyHills con questo intervento fa capire come l’architettura e il design in generale siano chiamati ad elevare un buono ma semplice prodotto a prodotto esclusivo di nicchia. In questo caso non si è intervenuti con campagne pubblicitarie ma concentrando tutto nella preziosità colta dello spazio fisico, in cui l’architetto diventa il mentore e l’alter ego del prodotto a cui si chiede di essere unico e definitivo.

 

Architettura dolce |  Kengo Kuma & Associates

Foto Alessio Guarino / Testo Virginio Briatore

House Hakusuiso View photos

light code | alessio guarino | 2022

In the dramatic scenery of Onomichi, a young Japanese woman leads a noiseless initiative to protect historic houses.

For some years, Masako Toyota, a young Japanese woman from Onomichi, has quietly been fighting a personal battle to preserve her city and its history. Her unsolicited work is motivated by natural sensitivity, and is not the product of architectural or artistic training. It has seen its first results in the rescue of the “Gaudí House”, an old abandoned building that Masako has brought back to life.

The house is one of a group of structures typical of the 1920s and ’30s, a prosperous period for the port of Onomichi, which faces onto Japan’s Inland Sea. At that time, rich merchants took up residence on the city’s hill, the most panoramic location in Onomichi, and had houses built there in a style that mixed Eastern and Western influences.

The neglect of these houses over the years and their current state of disrepair have condemned them to gradual demolition, even if pulling one down is an expensive operation, given their acrobatic positions on the hillside. Struck by the beauty of this historic nucleus and aware of the danger of further losses, Masako decided to make a stand against this destructive trend. With only slender resources she devised a long-term intervention programme. She bought Izumi’s House, which was soon renamed the Gaudí House, since the work site that saw its transformation was permanently open, and devoted herself to its gradual renovation.

The house was built in 1933 by a carpenter on behalf of a factory owner. Sited on a tiny plot of land, the whole structure is rooted in the hill, challenging all the laws of statics. Masako took over this artefact along with all the disordered furniture and antiques it contained, reorganising and transforming it into a centre for artistic and cultural activity. In pursuing her aim, she found the support of other people with similar values.

Attracted by Onomichi’s distinctive scenery, the two artists Tamaki Ono and Kiyohito Mikami became involved in Masako’s project and decided to set up installations in different parts of the city to make residents and tourists aware of the need to protect its heritage.

In the summer of 2007, they organised the AIR (Artists in Residence) event, offering the Gaudí House to Motoi Yamamoto, who was originally from Onomichi, as the setting for one of his temporary works. Yamamoto utilised the place with its vibrant echoes of the past, and created an extremely intricate salt labyrinth in response to it. This is a theme which he returns to repeatedly, one he uses to express his grief for the death of his young sister. He occupied two rooms on the upper floor, linking them with a delicate tracery of tiny paths, each one a dead end. Through an opening he found in the floor, he let small piles to salt fall to the lower level: an act of contemplation and also of purification concerning existence and its end.

In this place, Yamamoto has found a profound harmony with the meaning of Masako’s struggle. She, in the meantime, has bought another house to restore. Her crusade for regeneration, led in a whisper, without media fanfare, continues – delicately and tenaciously.

text by Rita Capezzuto for Domus

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