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Lei era assai svestita e i grandi alberi indiscreti buttavano sui vetri il loro fogliame maliziosamente, vicino, vicino. Seduta sulla mia grande sedia, seminuda, incrociava le mani. Sul pavimento rabbrividivano senza disagio i suoi piedini minuti, minuti. – Io guardavo, color della cera, un piccolo raggio fuggiasco svolazzare sul suo sorriso e sui suoi seni, – mosca sul rosaio. – Io baciavo le sue caviglie fini. Lei un dolce riso brutale che s’allungava in trilli luminosi, un riso amabile di cristallo. I piedini sotto la camicia Trovarono scampo: “La fai finita!” – La prima audacia concessa, l riso fingeva di punire! – Sommessi palpitanti sul mio labbro, io baciavo i suoi occhi dolcemente: – lei ritirò la sua testolina indietro: “Oh! è meglio ancora!… signorino, ho due parole da dirti…” – il resto io glielo gettai sul seno con un bacio, che la fece ridere di un riso quieto, compiacente… – Lei era assai svestita e i grandi alberi indiscreti buttavano sui vetri il loro fogliame maliziosamente, vicino, vicino.
Prima serata xxvii (Première soirée) –
ARTHUR RIMBAUD / POESIE
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